Spesso temiamo questa emozione, la fuggiamo, ci riporta ad un tesoro passato che temiamo di ricontattare perché sentiamo che non ci appartiene più.
La nostalgia è la lacrima che scende sul viso da un occhio autenticamente lucido che rispecchia le nostre ferite più profonde. È il profumo di un tempo passato che ci pare sfuggito per sempre. La nostalgia pulsa nello stomaco, sale al petto, gonfia un nodo in gola e ci mette a dura prova: il coraggio di stare con la commozione più sincera. Ci chiede di essere pianta e liberata attraverso un parto che spesso non vogliamo fare perché ci mette a nudo di fronte al dolore di ciò che temiamo perso per sempre. Maltrattiamo questa emozione e la evitiamo ma come poche ci apre il cuore e ci mette in contatto con la nostra intimità più profonda.
La nostalgia è uno sforzo necessario per comprendere ciò che ci manca: è un’emozione estremamente autentica che se attraversata nella sua intensità ci riporta al centro di noi stessi. Un viaggio alla riconquista di un tempo perduto che in realtà vive ancora dentro di noi e chiede il suo spazio. È la chiave per reintegrare parti di noi che abbiamo nascosto per non soffrire.
La nostalgia è il passaggio obbligato per compiere un atto di grande trascendenza egoica: ricontattare una felicità antica per celebrarla dentro di noi senza pretendere di possederla fuori.
Imparare a stare con la nostalgia è la chiave per contattare attimi di felicità che consideriamo passati e trasformarli in stati dell’essere senza tempo.
Per questo è proprio passare attraverso di lei, sapendola cavalcare, che ci apre la porta all’infinito che vive dentro di noi. Ed è così che quella che credevamo essere il brutto anatroccolo delle nostre emozioni si trasforma nel cigno più bello che ci eleva ad una dimensione di saggezza e benessere interiore che non è di questo mondo.