CRONACA DALLA ZONA ROSSA: ADESSO POSITIVO

Nel momento in cui scrivo questo articolo siamo al quinto giorno dall’inizio della restrizione alla circolazione per contrastare il corona virus. Finora considerazioni, critiche e anche sfoghi. Ci sta ed è anche giusto. Ma ora dobbiamo imparare la lezione che la storia ha scritto per noi.

Come nei percorsi psicologici individuali, c’è una fase di sfogo, rabbia, sofferenza che accolta e accettata prelude alla consapevolezza, ma poi inizia la fase resiliente: il trovare cosa imparare dalla situazione e non il semplice rialzarsi.

Sinceramente non voglio tornare quello di prima, non vorrei che la comunità a cui appartengo tornasse quella di prima, ma migliorasse. Proprio per non buttare via i sacrifici che stiamo facendo.

È un momento di straordinaria possibilità di riflessione collettiva. Uno stop, ad una società frenetica ormani incapace di non correre pur non sapendo dove sta andando, che ci obbliga a riflettere su noi stessi, non solo individualmente ma addirittura collettivamente.

Una cosa di altri tempi, quando mai lo avremmo fatto.

In fondo questo microscopico virus pare quasi un monito della natura. Basta poco per fermare un gigante di carta. Noi ci siamo fermati e l’aria è tornata ad essere pulita, ci siamo fermati ed i poli hanno ripreso qualche grado di normalità.

Ci siamo fermati per affrrontare una difficoltà enorme ed è riemersa la solidarietà. A questo proposito lasciatemi dire, noi italiani, pur facendo casino, pur con qualche furbo, ma siamo proprio bravi, stiamo dando un bellissimo esempio di rispetto collettivo, seppure con qualche defiance.

Come se con questo virus la natura ci volesse far riflettere. Come se la terra avesse capito che avevamo bisogno di fermarci tutti per un po’, per guardarci dentro, per tirare le fila, per capire se vogliamo continuare a correre verso un vuoto molto pericoloso.

Il peso umano ed economico di questa cosa sarà molto importante, ma proprio per questo dovrà essere significato in positivo. Dovremo rendere merito a chi ha sofferto o soffrirà per questa situazione. Ma anche e soprattutto a tutti i sanitari e operatori vari che stanno lottando giorno e notte per restituirci la “normalità”.

Dovremo rimettere mano ad un sistema diventato asfittico per chi lo ha generato e smettere di correre per imparare a goderci il paesaggio durante il nostro viaggio. Perché non deve servire una catastrofe per capire cosa conta veramente.

Chiusura da humor coach: “anche perché la vita è una passeggiata più o meno lunga verso la morte, se corri ci arrivi solo prima?!!!”