Un giorno mia moglie mi disse che non sono ordinato, che non ricordo le cose, che non ho senso dell’orientamento, che spacco tutto…insomma “non è facile vivere con te!”.
Io le risposi:
“Tu, ti lamenti? Per te non è facile vivere con me? E allora io cosa dovrei dire che è una vita che vivo con me stesso?
Tu in fondo mi vedi solo la sera e nei fine settimana, ma io sono con me stesso tutti i giorni, tutto il giorno e ogni secondo. Oltretutto io sto con me stesso da solo, mentre tu quando sei con me ci smazziamo il lavoro in due.
Vorrei vederti a stare h24 con me stesso senza nessuno che ti da una mano. Una cosa morbosa, pensa che me stesso non mi lascia in pace nemmeno quando vado in bagno. Tra l’altro quelle poche volte che alzo la tavoletta è perché me lo ricordo io perché se aspettiamo me stesso hai voglia.
E sai che lotte mi tocca fare perché si ricordi le cose che gli dici. La cosa che mi fa incazzare di più è che ha una memoria di ferro, quindi non è che non si ricorda ma proprio non ti ascolta.
Poi, se dobbiamo dire la verità, sei tu che lo vizzi: quando lascia in disordine poi tu metti a posto invece dovresti responsabilizzarlo, lasciare lì finché non sistema, come faccio io, e vediamo se non se me accorge prima o poi.
Sul fatto che rompa tutto mi fa strano che ti lamenti, dovrei lamentarmi io, visto che tu vedi solo la metà delle cose perché le altre le compro prima che tu te ne accorga per evitare ulteriori polemiche.
Alla fine avrà tanti difetti ma non è cattivo e se mi dai una mano vedrai che prima o poi capirà che l’immondizia la metti davanti alla porta non per fargli allenare il salto in alto ma per portarla fuori, ma sai è un tipo creativo e la soluzione per lui non è mai quella più scontata.”
Il “paracoaching” un modo come un altro per chiedere aiuto e ammettere i propri difetti utilizzando l’intelligenza umoristica.